Le pareti immacolate circondate da palme lussureggianti circondano e isolano questo hotel dal centro di Delhi. Fuori il traffico, i clacson, lo smog, dentro la calma, il profumo di gelsomino, il tempo, che é come se fosse sospeso.
Entriamo nella hall principale che sono circa le cinque, al centro della stanza spugne naturali ornate da orchidee e protette da teche di vetro. Il via vai delle persone é leggero, silenzioso. Molti occidentali in abiti indiani entrano ed escono ridendo. Aspettiamo per fare il check-in, ma c’è un problema al sistema e ci fanno accomodare al 1911, un bar in stile coloniale che si affaccia su un giardino impeccabile. Ci offrono un the al gelsomino con qualche frollino, che noi accettiamo di buon grado. Intorno a noi un gruppetto di americana mangia club sandwich e patatine, una coppia di indiani gusta una fetta di torta e due giovani fidanzati indiani bevono un cocktail rosa guardando cose su un telefono cellulare.
Tutto é sospeso. Il check-in, la merenda, il tempo. Per la prima volta da quando siamo partiti non abbiamo guida, non abbiamo programma, non abbiamo obiettivi. Solo noi, in questo luogo immobile rimasto pressoché immutato lungo più di un secolo.
Entriamo nella nostra stanza, che ha lenzuola immacolate (una rarità in India) e ricamate con il logo dell’hotel. Anche gli asciugamani e le due vesti da camera portano il logo dell’hotel.
Alla scrivania carta intestata e buste intestate, per una corrispondenza che forse ormai nessuno manda più.
Facciamo pochi passi nel giardino, uno sguardo alla piscina, all’ingresso del Raquette Club e poi scendiamo una scala in marmo e ferro battuto che ci porta ad una piccola fontana con Ganesh che segna l’ingresso della spa.
Dopo dieci giorni di auto, viaggio e spostamenti, ci concediamo un massaggio ayurvedico. Un’ora e un quarto di massaggio in tutto il corpo, con oli profumati persino sulla testa. All’uscita beviamo un the allo zenzero, prima di tornare alla nostra stanza e prepararci per la cena.
Ci vestiamo eleganti, anche se l’hotel in realtà ospita persone di tutti i tipi. Torniamo al 1911 per un aperitivo, anche se ormai sono le dieci di sera. Un Negroni e un Bloody Mary ci aprono lo stomaco, prima di regalarci una degustazione di cibo indiano ed asiatico che ci ha fatto provare gusti e sensazioni mai provate prima.
La colazione, la mattina seguente, é senza dubbio la più ricca che abbia mai visto: joghurt, frullati, cereali, semi, brioches, frutta, verdura, cibo indiano, crêpes, centrifugati o qualunque cosa possa venire in mente, anche il prosciutto.
Qualcuno ci aveva detto che The Imperial é una delle esperienze imperdibili di Delhi e noi abbiamo cercato di non farci mancare niente.