La storia del Taj é una storia d’amore. Rudyard Kipling descrisse il Taj come “l’incarnazione di ogni purezza”, mentre Shah Jahan, detto Shaza – che ne fu il costruttore – sosteneva che facesse “versare lacrime agli occhi del sole e della luna”.
Ed é vero, quanto é vero.
Il Taj fu costruito nella seconda metà del diciassettesimo secolo dall’imperatore Shaza, a seguito della morte della sua seconda moglie, Mumtaz.
Fino al momento di sposarla, Shaza era un imperatore come ce n’erano tanti a quell’epoca, con tirannie e atti dispotici perpetrati generalmente ai danni delle persone povere. L’arrivo a palazzo di Mumtaz fece sí che l’imperatore iniziasse un processo di addolcimento nei confronti del mondo esterno, lo stile di vita divenne più parco e anche i soprusi diminuirono drasticamente. Mumtaz mise al mondo 13 figli, solo sette dei quali nacquero vivi. Mentre era incinta del loro 14 figlio, Mumtaz inizió ad avere presentimenti riguardo all’esito negativo della gravidanza, era convinta che qualcosa sarebbe andato storto. Shaza non prese troppo sul serio queste paure e decise di organizzarle un viaggio al mare, credendo che solo la potenza e la forza dell’oceano avrebbero potuto togliere questi brutti pensieri dalla mente della moglie. Lei decide di non partire e chiede al marito di prometterle tre cose: la prima, che dopo la sua morte non avrebbe più avuto altre mogli, la seconda che avrebbe dovuto avere cura dei suoi figli e la terza, che avrebbe fatto costruire un edificio che simboleggiasse eternamente il loro amore.
Arriva il giorno del parto e i presentimenti di Mumtaz si avverano. Era il 1631 quando la seconda moglie dell’imperatore muore per complicazioni legate al parto.
Shaza si chiude in un ostinato silenzio, che durerà tre mesi. Tre mesi durante i quali lo si vedeva vagabondare per il paese, vestito di stracci e parlando da solo. Fino a quando, un giorno, passando vicino alle rive del fiume, vide una zona che secondo lui poteva essere ideale per la costruzione dell’edificio che aveva promesso a Mumtaz.
Vennero chiamati architetti da ogni angolo della terra, tutti al cospetto di Shaza per presentare il loro progetto, ma nessuno gli sembrava abbastanza grandioso. Alla fine, quando ormai aveva perso le speranze, arrivó un vecchio architetto che gli presentó il suo progetto, benché ormai il tempo per farlo fosse scaduto. E questo sarà il Taj Mahal.
I lavori iniziano istantaneamente e impiegano circa vent’anni per il suo completamento. Il marmo é finemente decorato con pietre semipreziose lavorate ad intarsio e ricchi giardini in stile musulmano. In un simmetrico gioco di prospettive, si accede al Taj tramite la Porta del Paradiso, una grande struttura in arenaria rossa che riporta versetti del Corano.
Il figlio ribelle di Shaza però, Aurangzeb, non vide di buon occhio questa costruzione, vedeva dilapidato il suo patrimonio per una celebrazione che ai suoi occhi appariva inutile. Quando Shaza inizió a parlare di un Taj Mahal gemello, nero, da costruire dall’altra parte del fiume, il figlio decise di rinchiuderlo nel Forte Rosso e di lasciarlo lì per tutto il resto della sua vita. Shaza restó rinchiuso in quella stanza ancora per molti anni, sempre rivolto all’unica finestra da cui si poteva vedere il Taj Mahal. E lì lo trovó sua figlia, il giorno della sua morte.