Mentre io placidamente sonnecchiavo sulla strada fra Rathambore ed Agra (sempre 5 ore, tempo standard per qualunque distanza indiana), Ziveri prende l’iniziativa e, zitto zitto cheto cheto, scrive le seguenti note di viaggio. Me le fa leggere timidamente e visto che io appoggio con slancio tutti i suoi tentativi umanistici, eccole qua.
• La pubblicità più frequente è del cemento. Certo, ci sono un sacco di cantieri in giro e probabilmente molti vanno di fai da te, ma non si capisce perché dovrei preferire un cemento ad un altro per fare un muretto. Io prenderei quello che trovo più vicino (dovendolo trasportare in motorino) o quello che costa meno. Seconde al cemento, le pubblicità di scuole e università varie (private), che promettono preparazioni spendibili a livello internazionale e telefonia mobile (airtel vince a mani basse come presenza pubblicitaria)
• TATA è un impero: tutti i camion sono TATA, molte delle auto, ma anche condizionatori, una rete mobile e chissà cos’altro. Ci diceva una guida che il patron di TATA non ha figli, che ha fatto parecchia beneficenza per il paese è che forse adotterà qualcuno cui lasciare la sua eredità.
• Tutto avviene per strada, igiene e deiezioni (solo maschili, nessuno sa dove la facciano le donne), commercio, barbiere, pasti, preghiera, pennichella, attività lavorative manuali. In realtà c’è anche parecchia gente lungo la strada che pare in attesa, ma in realtà credo che non attendano nulla, semplicemente per noi è strano accettare uno che semplicemente guardi chi passa…
E di nuovo sulla mobilità indiana:
• Il motto è “Se sai guidare in India, puoi farlo in tutto il mondo”
• Oltre alla guida a sinistra, lascito inglese, pareva ci fosse un’unica regola del codice della strada: si supera a destra, ma abbiamo rilevato essere del tutto disattesa, anzi nelle strade a più corsie tengono tutti la destra.
• Il conducente ha una marea di robe da gestire contemporaneamente: la strada spesso disastrata tra buche e assenza di asfalto, i dossi che sono da affrontare da quasi fermi ma spesso non segnalati, gli altri veicoli che fanno manovre incredibili, persone che attraversano anche nelle strade veloci e la costante presenza di mucche-capre-maiali che rimbalzano tra i lati della strada a velocità costante ma direzione variabile in base ai peli che prendono dai veicoli. Sembra un videogame.
• Il clacson viene utilizzato per tutte le segnalazioni. Tutti quindi suonano continuamente il clacson che perde della sua efficacia. Sembra che l’obiettivo principale di tutti sia il non frenare, per cui si creano delle traiettorie improbabili. Sostanzialmente i primi giorni per strada si ha la sensazione di morte imminente tutto il tempo. Le immissioni avvengono senza dare la precedenza: anche lì ci si affida al buon cuore di chi sta arrivando.
• Il buon fine del sorpasso è affidato alla controparte, che dovrà allargarsi per permettere il passaggio
• I motorini sono il principale mezzo di trasporto persone e cose, facile vedere famiglie intere (2 adulti + 2/3 bambini), la norma è 3 adulti, oppure trasporti eccezionali (bombole gas, tubi, suppellettili, paglia).
• I camion sono quasi tutti uguali, sovraccarichi, fuori sagoma e lenti (ma non abbastanza per sembrare sicuri). Per scongiurare il malocchio hanno un casino di pompon che penzolano e toccano terra. Frontalmente sono tutti agghindati con pendagli colorati e scritte personalizzate. I camionisti spesso si sparano 16/20 ore di fila e per farcela utilizzano un cocktail di alcol e droga. Tutti dietro hanno scritto “blow horn” o “please horn” come se già non fosse abbastanza usato, ma pochi hanno fanali visibili.
Queste cose, che sembrano una lamentela, in realtà fanno parte dell’essenza di questo paese, che ci ha accolto e ci sta coccolando con gioia ed entusiasmo ogni giorno e noi qui in India stiam ben bene.