La Tigre

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​Partenza di buon mattino, ma stavolta di buon mattino davvero. La sveglia suona alle sei e il tempo di lavarci (poco) e mangiare un the con dei biscotti (tanti) e siamo sulla jeep che ci porta al parco. Missione: avvistamento della tigre. Come mantra propiziatorio cantiamo la sigla di Daniel Tiger, che forse può portare bene. Sulla strada verso il parco (corta di per sé, ma con varie soste per caricare turisti di altri alberghi), l’autista inchioda improvvisamente e, nonostante i mantra, la verità è che abbiamo bucato una gomma. L’autista si dà subito da fare, mentre gli altri due personaggi con lui supervisionano alle operazioni, che durano in tutto circa un quarto d’ora. Due olandesi sono preoccupati di tornare in albergo troppo tardi, che hanno il gruppo che li aspetta. La guida ci informa placidamente che non c’è problema: tutte le jeep devono essere fuori dal parco alle 10, non importa a che ora siano entrate. Gli olandesi sono rinfrancati, noi un po’ meno. Le possibilità di vedere una tigre si assottigliano ulteriormente. 

La jeep corre velocissima nella jungla, lungo il track 5 (lo stesso di ieri peraltro…). Su e giù da piccole colline, fino alla pozza d’acqua dove vediamo sonnecchiare gli stessi due coccodrilli di ieri. Pavoni ovunque, che non hanno per niente paura e si avvicinano impertinenti. E di nuovo cervi, cerbiatti e antilopi, il cibo preferito della tigre. Intorno a loro le scimmie, che con questi animali hanno stretto una specie di sodalizio, apparentemente univoco: le scimmie danno l’allarme dall’alto se vedono la tigre e si occupano anche di buttare giù dagli alberi frutti e semi per gli ungulati. Quello che non mi è chiaro è cosa ci guadagnino le scimmie da questo sodalizio, che in sostanza si fanno tutto lo sbatti. 

A un certo punto, su un sentiero già percorso, improvvisamente la jeep si ferma e cala il silenzio. Solo l’urlo delle scimmie rompe l’attesa. Nessuno respira, un fruscio. Un uccellino si alza in volo ed eccola. Eccola lì. Sua maestà, la tigre del Rajasthan. Grande, bellissima, fiera, procede lenta fra i cespugli e le foglie. Ci spostiamo di poco, la seguiamo con lo sguardo, qualche secondo, poi non la si vede più. È andata verso l’acqua, ma anche se proviamo ad avvicinarci, lei non c’è più. 

Vedere un animale dal vivo, nel suo habitat, è forse una delle esperienze più emozionanti al mondo. Che tu sia in Patagonia fra le balene, in Sud Africa fra i leoni, in Botswana a un metro dagli elefanti, la natura libera immobilizza, affascina ed avvince come niente. L’abbiamo vista. Per pochi secondi, il tempo di una foto (che stavo facendo io, quindi solo alla coda) e poi era andata. Ma era reale, un ricordo che resterà con noi per sempre. 

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