Il deserto è sempre il deserto. Che tu sia in Peru, ai piedi delle Ande, o a Erg, davanti all’immensità del Sahara, la sensazione che si prova è sempre la stessa. L’immensità della terra, lo spazio infinito, lo sguardo che può finalmente correre, sulla duna, poi oltre e più avanti ancora.
Il deserto è uno di quei luoghi dove sedersi e aspettare. Salire sulla duna, trovare un luogo di pace da tenere nel cuore per gli anni a venire. Il deserto è la pace, è il silenzio, è uno dei luoghi in cui la terra si tocca col cielo e insieme rendono piccolo l’uomo.
A 45 km da Jaisalmer, su una strada perfetta gestita dall’Esercito Indiano, c’è un deserto. È il deserto che segna il confine col Pakistan e che da qui, per chilometri, si estende verso nord. Sam Desert, si chiama.
Mille agenzie di viaggio organizzano escursioni in questo luogo, numerosissimi gli accampamenti che incontriamo lungo la strada, per far assaggiare ai turisti un pezzo di vita nomade.
Tuttavia, l’esperienza delle dune del Sam Desert è meno sentimentale di così, ma in parte è stato anche questo. Eravamo fra mille persone; cammelli e cammellieri aspettavano i turisti sul ciglio della strada, venditori ambulanti e suonatori di ogni tipo cercano di convincerti ad accettare i loro servizi per qualche soldo. Saliamo su due cammelli, Babaloo e Mikael, che lenti e placidi ci portano fino ad un angolo di duna solo per noi. Fra i canti e l’entusiasmo di alcuni turisti indiani vicino a noi (che ci chiedono mille fotografie), aspettiamo il tramonto. Non è romantico, non come si potrebbe immaginare, ma è lo stesso affascinante. Il sole scende e, man mano che scende, la gente si fa più silenziosa. I cammelli sonnecchiano di fianco a noi, sono carini tutti dipinti a pois e coperti da drappi colorati.
Il deserto inizia a raffreddarsi, guardiamo l’orizzonte e uno scarabeo si avvicina a noi, facendosi strada sulla sabbia calda. Lo guardiamo attenti, va per la sua strada, qualunque sia, e sembra sicuro della sua direzione. Mi ricorda di Jovanotti, che una volta in Patagonia ha seguito uno scarabeo per un giorno, per capire se avesse un senso quello che faceva. Probabilmente se qualcuno avesse visto Jovanotti in questa operazione, forse anche lui si sarebbe chiesto se avesse un senso.
Lascio questi pensieri e torniamo ai cammelli, siamo in groppa un attimo prima che il sole tramonti del tutto. Il ritorno alla macchina avviene nel silenzio, mentre dai campi tendati si alza musica dance che farà divertire i turisti fino a tarda notte.