A Bikaner

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La giornata di oggi è stata abbastanza lunga e poco densa di avvenimenti. Per un disguido dell’agenzia, abbiamo dormito due notti a Jaisalmer e solo stamattina abbiamo affrontato i 380 km fino a Bikaner, che si trova più a nord.

Il tragitto, che in teoria doveva durare circa 5 ore, è in realtà durato oltre sei, complice il mal di pancia dell’autista (per la serie anche agli Indiani viene il cagotto), l’infinito numero di cantieri lungo la strada e molti pezzi di sterrato. Tutto sommato però, siamo andati via bene e i momenti di incidente imminente sono stati soltanto due. L’autista ci ha detto che l’unica canzone italiana che conosce è “Lasciatemi cantare” e ci siamo improvvisati in un duetto a lui specialmente dedicato.

Al nostro arrivo a Bikaner, ci aspetta Raul, una guida che in teoria parlerebbe italiano, ma che in realtà usa solo verbi all’infinito insieme a parole pronunciate con un accento indefinito. È l’unico a cui non chiedo dove ha studiato l’italiano, perché mi pare che abbia già il suo bel da fare a spiegarci le quattro cose classiche sulle divinità indiane e la vita del maharaja.

Il Forte di Bikaner, che in un primo momento avremmo voluto sacrificare, è in realtà bellissimo, con stanze riccamente decorate in oro (80 chili in una sola stanza!), pavimenti in ceramica di Caltagirone e un trono in marmo bianco di Carrara (“Sai, marmo passare di qua per via della Seta”). Chiediamo alla guida di portarci in centro e ci dice che ci si può andare solo in tuc tuc (e lui visto la mole non può salirci) e che se vogliamo ci porta da un amico suo che fa tessili. Visto che di amici che fanno tessili ne abbiamo già incontrato uno per ogni città, decliniamo l’offerta pensando di arrangiarci poi da soli.

In realtà volevamo andare al tempio dei topi, ma l’autista – dopo tutte quelle ore – ci sembrava un po’ provato, la guida ha detto che ci sono “pochi topi e tutti neri” e quindi non abbiamo insistito più di tanto (anche perché altri 35 km voleva dire minimo un’altra ora, solo per andare).

Il pomeriggio finisce quindi al nostro hotel, dove ci danno una specie di bungalow enorme e gelato, in un albergo a 10 km dal centro e con una stufetta elettrica 15 x 15 che dovrebbe riscaldare l’ambiente. Fino a domattina alle 8 siamo qua. Poi altre 5 ore di auto fino a Jaipur.

“Pur” in hindi vuol dire città, nel caso ve lo steste chiedendo.

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