Beh, va beh. Prime quattro ore di auto, 280 km fra Jodhpur e Jaisalmer.
Capre incontrate: almeno 100.
Mucche incontrate: almeno 1000.
Camion di mattoni sorpassati: almeno 50.
Cantieri in corso: almeno come sulla Cisa.
Sensazioni di morte imminente: almeno 5.
Mentre prendevamo il volo tra Doha e Delhi, facevo i miei soliti calcoli sul perché sarei dovuta stare tranquilla e su quanto sia sicuro l’aereo, come mezzo di trasporto. Fra le mille cose che mi sono raccontata c’era anche: “forse, in termini di probabilità, é più sicuro questo volo che tutti i trasferimenti in auto in India”. Avevo ragione. Oh, quanta.
La città é caotica, quello si sa e ce lo aspettavamo. Poche mucche, quasi nessuna: la guida ci dice che proprio ieri è passato il camion a raccoglierle e riportarle fuori città. Il motivo principale per cui continuano a tornare verso i centri abitati pare sia la loro attrazione per l’immondizia e, più in particolare, per la plastica. Pare che le mucche siano drogate di plastica e che la cerchino ovunque. Essendo sacre le lasciano abbastanza fare.
Usciamo dalla città, la strada si allarga un po’ e il traffico si fa più scorrevole, ma la quantità di mucche e capre aumenta. Anche qualche pavone si aggiunge alla compagnia e attraversa la strada.
Non esiste un codice della strada. La regola numero uno é: se suoni puoi comunque sorpassare. Se qualcuno viene nel senso opposto, suona anche lui. Un paio di metri prima dell’impatto, una delle due parti misteriosamente rientra. E si ricomincia.
Regola numero due: la mucca é sacra, quindi ha la precedenza su tutti. Le mucche indiane sono lente e testarde, sanno che nessuno farebbe mai loro del male, quindi gironzolano placide sulla linea di mezzeria.
Cosa accade se per caso un hindu investe e uccide una mucca?
Per prima cosa deve andare al tempio a chiedere scusa per quello che ha fatto e poi deve portare cose buone da mangiare (tipo erba fresca o frutta) ad altre mucche. Questo vale per tutti gli animali.
Tutte queste cose ce le ha raccontate Anil, il nostro autista che per contratto deve stare muto in presenza della guida ma che, in sua assenza, ha parlato per tutte le quattro ore di viaggio.
La situazione si fa più seria quando il sole inizia a tramontare.
Regola numero 3: gli abbaglianti li attacchi quando fa buio, li stacchi al mattino.
L’autista riassume ridendo la faccenda del guidare in India: Indian driving is zig zag driving. E che questo basti.
Pensavo che, dopo 15 giorni sulle strade nepalesi, poco mi avrebbe stupito; in effetti qui per ora la situazione é migliore, ma il ricordo di “sette ore, con trattore” si fa ogni giorno più vivido!